Il Maggio di Fortunato

 IL MAGGIO DI FORTUNATO


Conosco il viso e il nome e con che voce parlava per averlo conosciuto di persona, quale era il suo mestiere ma non esattamente l’epoca dei fatti. Avendovi assistito mio padre, che mi ha raccontato l’episodio, suppongo nel periodo 1939 / 1942, naturalmente a Sologno.

Il fatto avviene nel periodo in cui si canta il Maggio e il protagonista è stato Fortunato Giorgini allora titolare della bottega e dell’osteria del Castello e nonno di numerosi nipoti tra cui: Giulio, Ino, Anna, Elio,…. e tanti altri.

A quel tempo il Maggio era uno spettacolo che richiamava tutto il Paese, l’allestimento era essenziale e semplicissimo e la sua attrazione proveniva dalla miscela fra trama, costumi, interpreti/cantanti e dal pathos derivante dal messaggio dello spettacolo che prevedeva sempre la vittoria del “bene” sul “male” in tutte le situazioni epico cavalleresche in cui spaziava. Il pubblico partecipava alla rappresentazione facendo il tifo per i protagonisti “buoni” con incitamenti di sostegno.  Il copione solitamente prevedeva che il momento clou dello spettacolo fosse il duello tra bene e male interpretati rispettivamente da due guerrieri che si affrontavano in una lotta ricca di colpi di scena.

Questo dunque il contesto nel quale il nostro Fortunato interpretava in un Maggio (del quale ignoro il titolo e la trama) la parte del “cattivo” che a conclusione di un lungo ed accanito duello (il suggeritore ne scandiva i tempi) doveva arrendersi al cavaliere “buono” con grande giubilo del pubblico partecipe e vigile.

Il Maggio è uno spettacolo impegnativo per gli interpreti ai quali veniva (allora, almeno, era così) riservato un trattamento diciamo di .. conforto nel senso che fra gli attori tutti (compresi quelli caduti in battaglia che restavano distesi sul prato fingendosi morti e che all’occorrenza ... risuscitavano per bere) venivano fatti circolare con frequenza diversi fiaschi di vino buono. Il compito di alcuni addetti era proprio quello di soccorrere col vino tutti gli interpreti che in quel momento non dovevano cantare.

Si sa che il vino gioca brutti scherzi e, quella volta, Fortunato, probabilmente molto assetato per il clima, il pesante costume di metallo indossato, finì per bere qualche sorso di troppo e nel duello finale non si decideva a soccombere continuando a duellare e mettendo in difficoltà il guerriero “buono” che non aveva altrettanta vigoria fisica. Fatto sta che nonostante le richieste via via più pressanti dei suggeritori che lo invitavano a cedere, Fortunato non demordeva imprecando a gran voce “”No boia ad cla mustra, … e dev ceder lu” (no, maledizione, deve cedere l’altro!). A nulla valsero le richieste dei suggeritori che lo imploravano a rispettare il copione ed il rumoreggiare del pubblico: Fortunato non sentì ragioni e costrinse il guerriero “buono” a soccombere. Dopo qualche attimo di stupore e costernazione del pubblico, che attendeva un esito diverso, l’allegra bonomia dei solognesi riappacificò gli animi e finì per apprezzare le doti da lottatore del vigoroso Fortunato il quale riuscì a cambiare la storia del Maggio, fino ad allora appannaggio esclusivo dei “buoni”.

Giuseppe Bonacini

Settembre 2022

La foto del maggerino è tratta dal "Museo del Maggio del Comune di Villa Minozzo"

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