La truffa delle emissioni


“”Spesso le aziende compensano l’anidride carbonica che emettono finanziando progetti di tutela ambientale, ma molte di queste iniziative sono prive di valore””

Il 75% di tutti i certificati è rilasciato da Verra leader mondiale nella certificazione delle compensazioni di anidride carbonica. Si tratta di una organizzazione privata che detta le regole, trasformando aziende inquinanti in aziende sostenibili. Le parti coinvolte nell’affare sono quattro:

Primo, gli acquirenti dei crediti (aziende,..) che pagano per riscattarsi dall’inquinamento di cui sono responsabili.

Secondo, i venditori: normalmente startup o società di consulenza che si occupano della compravendita dei certificati, guadagnando un sacco di soldi.

Terzo, i responsabili dei vari progetti, ossia quelli che fanno in modo che i certificati arrivino sul mercato evitando l’emissione di anidride carbonica, per esempio salvando un pezzo di foresta amazzonica destinato ad essere abbattuto. Anche loro ci guadagnano.

Quarto, i certificatori, quelli che dettano le regole del gioco stabilendo il numero di certificati collegati a ciascun progetto. A livello mondiale, in tre casi su quattro, questo ruolo spetta a Verra che svolge un ruolo di vigilanza senza essere un ente pubblico. Il suo compito è garantire che a ogni certificato emesso corrisponda un effettivo risparmio di anidride carbonica. Grazie alla Verra migliaia di aziende nel mondo proclamano piccoli e grandi successi sul clima: dalla Walt Disney all’Audi a Gucci a McKinsey, Netflix, a Zalando. E se in gran parte non fosse vero?

Partendo da questo interrogativo Tin Fisher e Hannah Knut della prestigiosa testata Die Zeit hanno realizzato una inchiesta minuziosa e approfondita che in Italia è apparsa sul settimanale Internazionale del 27 Gennaio/2 Febbraio 2023. Il testo meriterebbe di essere letto tutto e molto attentamente: io cercherò di sintetizzarlo evidenziandone le parti più significative.

Per realizzare il loro reportage Fisher e Knut hanno parlato, in mezzo globo, con decine di scienziati e addetti ai lavori degli abusi e dei difetti del “sistema Verra”. Un team di ricercatori internazionali ha preso in esame 29 degli 87 progetti di protezione delle foreste attualmente certificati da Verra, giungendo alla conclusione che probabilmente più del 90% di tutti i certificati emessi è privo di qualsiasi valore. Carta straccia. Ogni volta che un’azienda si riscatta comprando un certificato che in realtà è solo carta straccia non c’è stata alcuna compensazione. Anzi, a volte le emissioni delle aziende aumentano, perché il certificato è un permesso ad inquinare più di prima. A conclusioni analoghe giungono anche Alejandro Guizar di Cambridge e Yadvinder Malhi di Oxford: moltissimi dei progetti di tutela delle foreste certificati dalla Verra sono stati sistematicamente sopravvalutati,

Per stabilire quanta anidride carbonica assorba una area boschiva bisogna fare calcoli impegnativi, riempiendo centinaia di pagine – tutte pubblicamente accessibili sui server della Verra. I problemi, dunque, non sono nascosti ma solo occultati all’interno di documenti che quasi nessuno è in grado di capire. Secondo alcuni esperti, uno dei motivi per cui finora il sistema è stato al riparo dalle critiche è questo meccanismo così efficace nel tenere fuori l’opinione pubblica.

La tutela delle foreste è un sistema rischioso per compensare le emissioni di anidride carbonica. Il sito d’inchiesta statunitense ProPublica l’ha chiamato “la carta di credito più permissiva del mondo”: all’acquirente è anticipata l’intera somma ma, per ripagarla, ci vogliono secoli. E’ anche per questo che già nel protocollo di Kyoto del 1997 l’ONU non ha incluso la protezione delle foreste nel meccanismo di scambio internazionale dei crediti che avrebbe permesso ai Paesi industrializzati di compensare le proprie emissioni attraverso progetti in altri stati. Analogamente il Gold Standard del WWF esclude categoricamente questo tipo di progetti preferendo il fotovoltaico o l’afforestazione. Ma alcuni rappresentanti del mondo dell’economia nel 2006 hanno deciso di lanciare un proprio standard più flessibile e pragmatico, che nel giro di pochi anni avrebbe raggiunto una posizione dominante sul mercato volontario, Tra questi c’erano il Forum di Davos, il Climate Group che comprende BP, Starbucks e Allianz oltre al Consiglio internazionale per l’Economia. Tutti insieme hanno fondato la Verra includendo la protezione delle foreste tra le forme di compensazione accettate. Nel suo sito la Verra segnala che nei suoi comitati consultivi siedono tre manager della Shell, altri del gigante farmaceutico Bayer, della Danone e di Amazon.

L’inchiesta procede con una serie di risultanze dei sopralluoghi compiuti in diverse aree del mondo e coi dati e le valutazioni di scienziati che hanno esaminato i progetti di Verra. La sintesi di questo lavoro è la seguente:

·       Ogni progetto di tutela delle foreste si basa su congetture sul futuro e la tentazione di falsificarle è sempre forte. Visto che i certificati dipendono dal disboscamento evitato più è cupa la prognosi, più soldi ci sono da guadagnare,

·     Il meccanismo di compensazione non prevede alcun controllo: i responsabili dei progetti seguono le regole della Verra ma non le consegnano i calcoli che sono spediti ad una società di revisione che si limita a verificare il rispetto delle regole ma non la loro validità,

·     Secondo Kyle Holland un ecologo statunitense, “abusare della flessibilità delle regole per gonfiare le previsioni è allettante”. Abbiamo trovato molte lacune nei regolamenti della Verra e dichiarazioni discutibili dei responsabili di progetto, calcoli curiosi e sotterfugi che evidenziano quanto possa essere arbitrario il numero di crediti messo in vendita,

·    Ancora oggi i responsabili di progetto possono scegliere come meglio credono il regolamento che applicheranno optando di volta in volta quello che risulta più vantaggioso. Quello più usato è il Vm0007 secondo cui basta che il proprietario di un bosco abbia anche solo l’intenzione di abbatterlo per consentire di emettere certificati qualora decida di non farlo,

·       Le parole di chi ha fatto fortuna grazie a questo sistema suggeriscono che i problemi sono noti da anni,

·     Per Axel Michaelova dell’Università di Zurigo, la Verra sta cercando di costruire un impero. Non solo le aziende private ma anche gli stati. Se oltre a Colombia e Singapore (dal 2024) anche gli Stati Uniti – tra i maggiori inquinatori al mondo – dovessero puntare sui certificati della Verra l’organizzazione diventerebbe di gran lunga più potente di quanto non sia già.

A me l’indagine di questi due bravi giornalisti ricorda la ‘vendita delle indulgenze’.

 Il Parco Nazionale dell'Appennino Tosco Emiliano e i crediti di sostenibilità 

Il Parco ripete quello che fa Verra anche se è evidente lo sforzo di smarcarsi dal ‘mercato delle indulgenze’ chiamando con nomi diversi la propria attività, utilizzando regolamenti diversi, enti di certificazione internazionale diversi, enfatizzando a mo’ di copertura assicurativa il ruolo di CREA nella convalida dei suoi calcoli per la cessione di crediti al carbonio. Oltre le parole lette nel sito del Parco (un credito di sostenibilità è il riconoscimento economico ai servizi ecosistemici che le foreste offrono al genere umano: corrisponde ad una tonnellata di CO2 equivalente assorbita) quello che il Parco vende alle aziende è identico a ciò che vende la tanto discussa Verra.   Il Parco non ha bisogno neppure di cercare i clienti perché dispone della ‘Riserva di Biosfera Appennino Tosco Emiliano’ e utilizza ciò che le foreste dell’appennino fanno da sempre gratuitamente. Le aziende private versano volontariamente denaro e pagano per avere ‘l’indulgenza’ che rimette il loro peccato, ovvero, l’inquinamento ambientale. 

Volendo guardare il bicchiere mezzo pieno occorre osservare che gli introiti possono aiutare il Parco (anche se, per coerenza, dovrebbero andare esclusivamente ai proprietari delle foreste!) ma il rovescio della medaglia è che l'indulgenza è un messaggio diseducativo che non cancella, purtroppo, gli inquinanti dall'aria che respiriamo, soprattutto noi della pianura padana, area notoriamente tra le più inquinate di Europa.

Un cardiologo Presidente del CREA!

Circa le collaborazioni autorevoli di cui si avvale per i crediti ambientali il sito del ‘Parco’ ne rimarca una in modo particolare: il CREA cui è demandato il compito cruciale di validare il processo di quantificazione dei Crediti di Sostenibilità. Il CREA, nei documenti del Parco, viene definito il principale Ente di ricerca italiano dedicato alle filiere agroalimentari, vigilato dal Ministero delle politiche agricole, alimentari, forestali (Mipaaf). La sua esatta denominazione è ‘Consiglio per la ricerca in agricoltura e l’analisi dell’economia agraria’. Ho visitato il suo sito e, in virtù della legge sulla trasparenza, ho preso visione del CV dei suoi dirigenti a partire, naturalmente, dal suo Presidente che mi ha decisamente sorpreso dal momento che è un medico cardiologo di altissima specializzazione (scienze cliniche, internistiche, anestesiologiche, cardiovascolari, Titolare della cattedra di cardiologia presso la Sapienza di Roma, Direttore di un master di 2° livello in cardiologia diagnostica per immagini, autore di ben 400 pubblicazioni nazionali e internazionali, fondatore e direttore della giornata nazionale della prevenzione cardiovascolare e respiratoria giunta alla sua XVIII edizione).

Per scrupolo ho verificato di non avere erroneamente cliccato sul sito del Ministero della Salute: compiuta la verifica ho premuto il tasto “esci” e non ho proseguito chiedendomi - per 'par condicio' - cosa avverrebbe se un agronomo di fama venisse nominato al vertice di un reparto ospedaliero specializzato in cardiologia. Mi consola sapere che in caso di problemi cardiaci i dipendenti/ospiti CREA sono ben assistiti!

Aggiornamento Luglio 2023: commissariato il CREA

Con Decreto firmato dal Ministro Lollobrigida il 06/07/2023 il Prof. Mario Pezzotti è stato nominato Commissario straordinario del CREA. Laureato in agraria, docente universitario, ricercatore con profilo di  livello molto elevato avrà tutti i poteri di ordinaria e straordinaria amministrazione del Presidente e del Consiglio di Amministrazione del CREA fino alla ricostituzione dei futuri organi.


Si dimette l'AD di Verra. C'entrano i falsi crediti ambientali?

In un articolo con questo titolo il Corriere della Sera di giovedì 25 Maggio 2023 da notizia che l'AD della società no profit  Verra, David Antonioli, ha comunicato le dimissioni dall'incarico dal 16 Giugno dopo 15 anni passati al vertice dell'organizzazione. Antonioli, segnala il giornale, non ha spiegato se le ragioni della sua decisione sono legate ai risultati dell'inchiesta "la truffa climatica" (apparsa oltre che su Die Zeit anche sul Guardian e su Source Material) che ha  evidenziato come i crediti ambientali di Verra (leader in un mercato da 2 miliardi di dollari) sono per la maggior parte fasulli, riguardano progetti "fantasma" e, anzi, avrebbero effetti dannosi sull'ambiente e potrebbero accelerare il riscaldamento globale. L'addio dell'AD arriva mentre Verra sta introducendo nuove regole per il riconoscimento dei crediti ambientali che decorreranno dal 2025. Il fragore dell'inchiesta giornalistica a livello mondiale è stato enorme e non è malizioso immaginare che ci sia un nesso con le dimissioni.
Singolare che nell'Appennino tosco emiliano i "crediti ambientali" viaggino col vento in poppa!.

Aggiornamento Settembre 2023: Il mercato dei crediti al carbonio è in crisi


Così scrive Massimiliano Cassano sulla testata Wired del 10/09/23. Sempre meno aziende investono in progetti anti-deforestazione per bilanciare le proprie emissioni. Ha inciso lo scandalo che ha investito Verra dopo l’indagine di Tin Fisher e Hannah Knut. Colossi come Nestlè, Gucci ed anche Easy Jet sono state le prime aziende a rivedere la strategia climatica e a puntare sulla riduzione delle emissioni. Sulla vicenda, segnala Cassano, si stanno muovendo anche le istituzioni. Nazioni Unite e Vemi (una alleanza di certificatori) hanno suggerito di non fare eccessivo affidamento sui crediti al carbonio mentre il Parlamento Europeo prevede di vietare l’uso di certificazioni di sostenibilità basate esclusivamente su indicazioni ambientali generiche a partire dal prossimo anno.



Aggiornamento Maggio 2024: Greenwashing, indagine UE sulle compagnie aeree

Vincenzo Piccolo su Milano Finanza del 03 Maggio 2024 scrive che l'Unione Europea ha messo nel mirino 20 compagnie aeree per sospette pratiche di greenwashing. Nell'articolo il giornalista segnala che sono stati sollevati dubbi sulle affermazioni riguardanti la compensazione delle emissioni di CO2, un argomento cruciale nel contesto delle iniziative per la sostenibilità. La UE ha chiesto alle compagnie aeree di dimostrare la validità scientifica delle loro affermazioni riguardo alla compensazione delle emissioni di CO2, attraverso progetti climatici o l'utilizzo di combustibili sostenibili.

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