Memorie del costruttore della Via Emilia.

      


Si, io ho conosciuto bene il Console Marco Emilio Lepido!

Ero il suo primo Centurione e quando c’erano problemi ero spesso chiamato a risolverli. I ricordi sono tanti e quelli che mi stanno più a cuore sono legati alla sua attività di straordinario Amministratore della cosa pubblica ed al suo temperamento. Era un fulmine sia in battaglia che nelle questioni amministrative. Un giorno mi convoca a Piacenza e mi dice che sconfitti i Liguri che impedivano il transito nella pianura padana, bisognava pensare alla valorizzazione di questo nuovo territorio realizzando un collegamento da Piacenza al mare Adriatico per unire i nuovi territori alla via Flaminia ed a Roma. In poche parole mi comandò di costruire una strada attraverso la pianura da Piacenza a Rimini!. Oggi è conosciuta come “Via Emilia” in onore del Console romano, pontefice massimo e censore Marco Emilio Lepido il quale ha dato il nome alla nostra città (che in passato era chiamata “Regium Lepidi” in suo onore!). Nessuno si ricorda del primo centurione Antonio da Reggio che ha organizzato e diretto i lavori. Ma si sa la storia appartiene a re, generali, consoli e politici: i centurioni, e i soldati restano sempre nell’ombra!. Ma io conosco tutto di questa straordinaria avventura e posso raccontare qualche retroscena su uomini e avvenimenti che non si trovano sui libri di storia.

Marco Emilio Lepido, innanzitutto, era un personaggio lungimirante che sapeva valorizzare gli uomini coraggiosi ed audaci in battaglia quanto quelli capaci e innovatori nella vita civile.  Era scrupoloso e, prima di darmi l’ordine citato, aveva ispezionato ripetutamente la zona di arrivo e gustato la eccellente cucina marinara della costa romagnola. Apprezzava la frittura di pesce, amava tuffarsi nell’acqua di mare e prendere il sole: abitudini salutari che, diceva, avrebbero preso piede prima o poi nella popolazione. Gradiva molto il vino di quelle terre e trovava che le persone erano ospitali e gentili. A suo giudizio la nuova strada avrebbe sviluppato l’economia di Rimini e, alla lunga, giovato alle entrate fiscali. Marco Emilio Lepido era un bravo servitore dello Stato e  l’interesse generale guidava ogni sua decisione ma, al suo progetto, contribuirono anche altri fattori. Il Console non nascondeva che la vita nel quartier generale di Piacenza era monotona: a me disse più volte che i piacentini erano come i lombardi … bravi ma troppo presi dalla quotidianità del lavoro, l’accampamento era privo di stimoli ed il clima nebbioso e poco salubre. Insomma, la vita a Piacenza, era assai poco gratificante. Il fine settimana, poi, era ancora peggio. Gli serviva una strada che la sua biga potesse percorrere ad alta velocità fino a Rimini per un bagno ristoratore nel mare ed un ottimo piatto di pesce, lontano dalla quotidianità e dalla nebbia.

Mi ricordò che a distanza di una giornata di cammino a piedi andava previsto un insediamento per garantire il presidio del territorio ed i necessari rifornimenti per le legioni e i viaggiatori. Tutte le città e località della Via Emilia sono nate per questa ragione. Il fermo proposito del Console era, inoltre, che il territorio traesse giovamento da questa sua opera ed era convinto che il futuro avrebbe dato ragione a questo suo disegno. Nell’immediato era preso dall’idea che la sua strada, una volta terminata, gli avrebbe consentito di arrivare a Rimini e di passare i fine settimana in una località decisamente migliore del suo accampamento piacentino.

Il primo problema che dovetti risolvere era fare approvare il progetto al Senato di Roma e, vi assicuro, non fu uno scherzo!. Le battaglie con le armi in pugno da me condotte erano, quasi, meno impegnative. Anche allora la burocrazia romana era un muro insuperabile! Il primo ostacolo fu che la nuova via, secondo il progetto preliminare che presentai rapidamente, non andava bene perché era … diritta!! Tutte le strade consolari avevano curve e saliscendi …. e non poteva essercene una, attraverso la regione da Piacenza a Rimini… semplicemente diritta!. Dovetti muovere conoscenze e pedine importanti segnalando che l’obiezione era priva di senso e antiscientifica ma il  Senato, condizionato dal parere dei suoi tecnici, si ostinava a dire no. Allora attivai la Commissione Finanze che, in una sintetica risoluzione, rimarcò al Senato che il risparmio dovuto ad un tracciato rettilineo rispetto ad uno con curve e saliscendi era sensibile. Infine la lobby dei costruttori di selciati e pietre miliari fece sentire la sua voce e in pochi giorni il nostro innovativo progetto fu votato salvando, anche, buonsenso e scienza! Ci penseranno duemila anni dopo i Sindaci delle città emiliane ad accogliere la richiesta dei tecnici del Senato romano con circonvallazioni e rotonde. Ma questo è un discorso che interessa i posteri. 

Per accontentare il Console mi resi conto che non era sufficiente costruire una strada con le migliori tecniche dei legionari romani, occorrevano soluzioni nuove anche per i carri e, soprattutto, per le bighe che avrebbero percorso la nuova strada. Dovetti assegnare ai fabbri presenti lungo il percorso la costruzione di prototipi che consentissero un considerevole aumento delle prestazioni ed offrissero un migliore accoppiamento fra i cavalli trainanti e la biga che – a sua volta – doveva risultare leggera e confortevole per viaggiare ad alta velocità. Il risultato migliore venne presentato da alcuni fabbri e falegnami di stanza nel territorio di Modena e Reggio. Un artigiano con laboratorio a Maranello di Modena, un certo Ferrari, in particolare, mi presentò un prototipo che incantò il Console il quale ne commissionò parecchi esemplari per sé e la propria scorta. Si trattava di una biga a dir poco rivoluzionaria trainata da 12 cavalli capace di sfrecciare veloce con quattro passeggeri e relativo bagaglio. Il solo rumore di un convoglio di queste macchine avrebbe intimorito qualunque malintenzionato lungo l’intero tragitto. Il progetto di Marco Emilio Lepido era di piazzare dieci macchine coi relativi cavalli nelle diverse stazioni necessarie a percorrere l’intero tragitto con pochi minuti di sosta tecnica in ogni tappa per il trasbordo dei bagagli suoi e della scorta. La stazione con una sosta più lunga sarebbe stata a Reggio che era a metà percorso ed offriva prodotti enogastronomici molto apprezzati dal Console che qui si riforniva prima di ogni  rientro a Roma. 

Mi dicono che qualche anno fa un altro Console Romano (della famiglia Prodi) abbia proposto l’alta velocità con sosta intermedia a Reggio Emilia con le macchine ferroviarie dei tempi moderni. Ringrazio questo Console ma avrei gradito, almeno, un riconoscimento di primogenitura di questa idea. Mi accontenterei che uno dei nuovi e potenti convogli si chiamasse ‘Antonio’ o, almeno, della intestazione di un piazza o via a Reggio per dare ad Antonio ciò che è di Antonio! Comunque sia dopo oltre 2000 anni di attesa non sarà un secolo che fa la differenza! Prima o poi, si dice, la verità verrà a galla!. Certo fu molto più riconoscente il Console Marco Emilio Lepido che, quando inaugurò la nuova via, utilizzò finalmente la nuova biga costruita da Ferrari e mi compensò profumatamente per il servizio svolto con un appezzamento agricolo di fertile terra reggiana. Con la nuova biga il Console stracciò tutti i record di velocità su strada suscitando ammirazione (ed anche invidia) per la macchina che da allora si chiamò Ferrari. Io la feci dipingere di rosso con le insegne consolari e decisi di inserire un cavallino rampante sulle fiancate per contrassegnare i bolidi in dotazione al Console. Il cavallino era anche nei vessilli della nostra legione.

Le buone idee hanno sempre delle ottime ricadute. Con la via Emilia selciata e drenata al meglio e le bighe di ultima generazione si può dire che prese avvio quella che oggi chiamate stagione balneare. Gli emiliani cominciarono ad andare in vacanza sull’Adriatico e i più facoltosi facevano i pendolari nei fine settimana. Le ricadute  benefiche di tali flussi si vedranno nei secoli a venire. La via Emilia diventerà motivo ispiratore di artisti di ogni genere: musica, letteratura ed arti varie beneficeranno di questa strada che il Console ha voluto ed io ho realizzato. Né a me né al Console, tuttavia, sono stati riconosciuti diritti di autore, di immagine o di creazione di un marchio. Da ottimista mi piace considerare il bicchiere mezzo pieno e vedere una via con una economia fiorente, città ricche, piene di vita  che sono al più alto livello in Europa. Per una opera di oltre 2000 anni fa il bilancio costi/ricavi non mi sembra niente male e tanto mi basta per dichiararmi soddisfatto e restare in attesa di un futuro appuntamento per una mostra, un riconoscimento o un premio che ricordi anche ‘Antonio il Centurione’. 

Console Marco Emilio Lepido, leviamo in alto i calici, …. abbiamo fatto un ottimo lavoro!.

 

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Foto a colori: statua del Console Marco Emilio Lepido (ingresso Palazzo comunale di Reggio Emilia)
Foto in b/n:  Stele funeraria con il ritratto del centurione Titus Minicius Lorarius (Museo Archeologico di Padova)

(Reggio Emilia Ottobre 2019) 


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