Lettera a Karl Marx
LETTERA a KARL MARX: riflessioni sul "Manifesto" la demografia e l'immigrazione
Il 2023 era il 175° anno dalla pubblicazione, a Londra, del Manifesto del Partito Comunista di Karl Marx e Friedrich Engels. Da non comunista rendo onore alla straordinaria importanza di tale documento che ha introdotto un linguaggio rigoroso e suggestivo ponendosi come un riferimento quanto a efficacia e potenza comunicativa. L’incipit del “Manifesto” (Uno spettro si aggira per l'Europa: lo spettro del comunismo!... ) e la conclusione (I comunisti ... dichiarano apertamente che i loro scopi possono attuarsi solo tramite l’abbattimento violento di tutto l’ordinamento sociale sin qui esistito... I proletari non hanno nulla da perdervi se non le loro catene. Hanno un mondo da guadagnare. Proletari di tutti i paesi, unitevi!) sono patrimonio della letteratura politica mondiale.
La storia non ha dato ragione a Marx ed Engels ed i popoli europei che hanno provato il comunismo lo hanno ripudiato. I regimi di Cuba e della Corea del Nord non sono per nulla attrattivi mentre il sistema cinese risulta una commistione unica di comunismo e capitalismo asiatico impossibile da esportare altrove.
Gli studiosi, da tempo, hanno evidenziato che Karl Marx ha fallito le sue previsioni: a partire dalla rivoluzione proletaria che secondo la sua analisi doveva avvenire in un Paese capitalista industriale (Germania o Gran Bretagna) e che, invece, si è realizzato in una Russia agricola e senza industrie. La previsione che scuote maggiormente l’analisi di Marx, tuttavia, è quella che si sta realizzando sotto i nostri occhi con le migrazioni e il crollo demografico dell’Europa. Nessuna necessità di lotta di classe meno che mai di impugnare le armi per “l’abbattimento violento di tutto l’ordinamento sociale, …”. I proletari stanno conquistando l’Europa con la più tranquilla e mite delle rivoluzioni possibili, una risorsa efficacissima, non violenta ed invincibile. Un’arma che i Paesi “avanzati” non riescono a produrre in quantità sufficiente: La prole!.
Caro Marx hai perduto tante battaglie ma, in fondo, hai vinto la guerra anche se per ragioni molto diverse da quelle da te immaginate. I proletari che stanno conquistando l’Europa e si apprestano a conquistare il mondo fuggono da guerre civili tra proletari, da regimi dittatoriali, dal terrore dei fanatici islamici, da fame, cambiamento climatico, ... Certo l’Occidente non è indenne da pesanti responsabilità ma è sorprendente che l’aver abbattuto alcuni tiranni si sia rivelato il peggiore degli affari. Se sostenere la democrazia, come noi la conosciamo, è un danno, c’è da dubitare che sia mai possibile avere un mondo con valori e principi condivisi!. L’Occidente ricco, potente e pieno di apparati sofisticatissimi appare fragile ed in balia di forze ancestrali. In qualche modo la potenza della demografia riecheggia il linguaggio militare d’altri tempi “fanteria regina di tutte le battaglie”. Proviamo a immaginare - a titolo di pura esercitazione ‘fanta/demografica’- che da Africa, Cina e India si dirigano verso l’Europa cento milioni di cittadini (33 milioni a testa per aree con 1,4 miliardi popolazione sono circa il 2,3%). Non so fare previsioni ma – se non ci riescono gli ostacoli naturali – non saranno barriere, filo spinato, blocchi navali, e tecnologie di ultima generazione a fermare un mare di umanità che cerca un “posto al caldo e confortevole sole dell’occidente” magari perché a casa loro ci sono troppe guerre, poco cibo e troppa siccità. Se qualcuno si illude ancora che il “peso demografico” non conti deve ricredersi: i rapporti fra Paesi sono concreti e misurano tutti i parametri e fra i 59 milioni dell’Italia e i 1.400 milioni dell’India il divario è schiacciante. Capisco che questo tema possa richiamare temi e slogan del ventennio mussoliniano ma ci piaccia o no i numeri non sono influenzati dal pensiero politico ed un Paese con meno di 59 milioni di abitanti, con il record di invecchiamento e che non fa figli o regredisce semplicemente oppure si salva, … magari al costo di vedere le minigonne sopravanzate da gonne lunghe e chador.
Giuseppe Bonacini
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